Proseguiamo oggi con l’intervista a Sara Conti, anche lei diretta spettatrice delle operazioni di voto negli Stati Uniti.
Ciao Sara, come è stata questa esperienza da Scrutatrice OSCE alle elezioni presidenziali del 5 novembre negli States? “Ciao Carlotta, grazie per queste domande. L’esperienza è stata estremamente interessante, sia per aver avuto la possibilità di osservare da vicino le operazioni di voto in un paese come gli Stati Uniti, sia per il contatto con le persone, che è di per sé arricchente, ma lo è ancora di più quando abbiamo la possibilità di avvicinare contesti culturali diversi dal nostro. Inoltre, ritengo estremamente importante per San Marino partecipare alle attività svolte dagli organismi multilaterali di cui è membro. Non dimentichiamoci che nei contesti internazionali abbiamo la possibilità di esercitare il nostro ruolo così come i paesi più potenti e grandi di noi, e allo stesso tempo di farci conoscere.
Tu Invece eri a Milwaukee in Wisconsin, che abbiamo visto essere uno Swing State, quindi uno Stato in bilico prima delle elezioni, che poi è stato assegnato ai Repubblicani. Che clima si respirava? Quanto e come è diverso a quello che siamo abituati a vedere in Italia e nella Repubblica di San Marino? “Esattamente, ero a Milwaukee, che a differenza del resto dello Stato del Wisconsin, ha avuto una netta vittoria dei Democratici sui Repubblicani. Il clima in tutti i seggi che ho visitato durante la giornata del 5 novembre era molto tranquillo. Non ho assistito a dimostrazioni all’esterno dei seggi o a situazioni di disordine all’interno. Piuttosto quello che mi ha colpito molto è stato il fatto che ovunque siamo stati accolti in maniera molto amichevole e gentile e ho riscontrato una grande disponibilità da parte delle persone che stavano svolgendo il proprio lavoro all’interno dei seggi, a mostrarci il funzionamento della procedura di voto e a lasciarci osservare da vicino tutti i passaggi. Oltre a noi, che avevamo un ruolo di Osservatori internazionali, all’interno dei seggi erano presenti Osservatori nazionali.
La procedura di voto in sé è molto diversa da quella a cui siamo abituati. In verità, anche da seggio a seggio mi sono trovata di fronte a situazioni un po’ diverse in termini di “ordine”. Mi spiego meglio: in alcuni seggi, la maggioranza di quelli visitati, che erano allestiti perlopiù nelle palestre di scuole di diverso grado, le persone attendevano in fila fino al proprio turno, poi una volta registrati e accertata identità e residenza, potevano recarsi nelle diverse postazioni di voto (non delle vere cabine elettorali, ma comunque strutturate per garantire la privacy), e infine inserire la propria scheda elettorale all’interno di una macchina che fa già un primo screening dei risultati (anche se poi le schede vengono comunque controllate una ad una). In alcuni seggi però, in particolare quelli molto piccoli, allestiti in centri per anziani, o centri ricreativi di altro tipo con spazi molto ridotti, la situazione si presentava più disordinata e questo mi ha sicuramente stupita rispetto al fatto che noi siamo abituati ad entrare nella stanza con le cabine elettorali, in una, massimo due persone alla volta. Altra differenza sostanziale con il nostro sistema è la possibilità di votare in anticipo, quello che è chiamato “early voting”; il conteggio di quelle schede già avviene, in stanze predisposte all’interno dei seggi più grandi, durante la giornata delle votazioni. Ultima nota che segna un’altra grande differenza con quello a cui siamo abituati, è la possibilità di votare anche se non si è in possesso di un documento di identità che attesti la propria idoneità a votare; in questo caso, l’elettore ha poi 7 giorni di tempo per produrre la regolare documentazione. Se questo avviene, la scheda elettorale, che fino a quel momento era stata tenuta da parte, viene conteggiata (il nome che viene dato a questi casi è quello di “provisional ballots”)”.
Qualche aneddoto di questa esperienza? “Intanto vorrei dire che anche nei quartieri periferici di Milwaukee ho incontrato qualcuno che conosceva la Repubblica di San Marino, il che mi ha fatto innegabilmente piacere. Inoltre, ogni volta che io e il collega, un parlamentare tedesco, spiegavamo la ragione della nostra visita e che cosa fosse l’organizzazione OSCE, tutti con grande sorpresa erano affascinati e compiaciuti dal fatto che, mentre di solito sono gli Stati Uniti a svolgere “missioni” negli altri paesi, per queste elezioni “così importanti”, fossero gli altri paesi a monitorare gli USA. Ultimo simpatico aneddoto: nell’ultimo seggio, che era allestito in una piccola stazione dei pompieri, dove abbiamo aspettato anche le procedure di chiusura, erano talmente felici e onorati della nostra presenza, che hanno voluto fare una foto con noi e hanno chiamato anche il comandante dei pompieri per essere presente nella foto”.