Ad una settimana dalle elezioni, penso sia interessante osservare da vicino il voto americano, capire quale clima si respirasse negli Stati Uniti in quei giorni e quanto il sistema statunitense sia complesso ed allo stesso tempo affascinante. Per me, non c’è nulla di più efficace che chiedere a chi, pur non direttamente coinvolto come elettore, ha vissuto in prima persona le ultime elezioni. Per questo, ho chiesto a Michele e Sara, due amici e colleghi del Consiglio Grande e Generale, che in rappresentanza della Repubblica di San Marino in seno all’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) hanno svolto il ruolo di scrutatori alle presidenziali del 5 novembre.
Ciao Michele, come è stata questa esperienza da Scrutatore OSCE alle elezioni presidenziali americane? Ciao a tutti! È stata un’esperienza sicuramente interessante, anche considerato l’interesse ed i riflettori puntati da parte di tutta la comunità internazionale. Inoltre, vi era massima attenzione a queste elezioni anche per i futuri cambiamenti sullo scacchiere internazionale e per le evoluzioni sui fronti di guerra. Sicuramente è stata un’esperienza impegnativa: nella giornata del 5 novembre i seggi erano aperti dalle 6 alle 21 per quanto riguarda la città di New York.
A proposito di New York, metropoli da sempre a maggioranza democratica. Posso chiederti se ci sono state tensioni particolari e, più in generale, che clima si respirava? Le grandi città negli Stati Uniti sono sempre state a trazione democratica, è vero. Pensiamo per esempio al Texas, Stato tradizionalmente repubblicano, in cui i Democratici solitamente riescono a strappare le grandi città , per poi perdere abbondantemente nelle periferie e nelle zone rurali. Anche a New York, usciti da Manhattan, ci sono quartieri principalmente repubblicani. Complessivamente, il clima è stato molto sereno in quei giorni, anche una volta usciti i primi risultati. Nel 2020, invece, c’erano molte preoccupazioni a Washington D.C. per eventuali sommosse, poi confermate qualche mese dopo con l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
Ai fini del monitoraggio elettorale, qual è stato il vostro lavoro in quei giorni? Il nostro lavoro è stato quello di osservare e monitorare il corretto svolgimento delle procedure elettorali. A fine giornata, venivano raccolti tutti i dati e fatte le valutazioni. Dopo i primi incontri e briefing a Washington D.C., i vari scrutatori sono stati dispiegati nei diversi Stati. Occorre dire che alcuni Stati non consentono il monitoraggio elettorale esterno e che con le risorse umane a disposizione è impossibile coprire l’intero territorio americano. Ad ogni modo, con il lavoro che svolgiamo, è possibile avere comunque un’importante finestra sulla base della quale potersi fare un’idea su eventuali irregolarità .