Mancano 77 giorni alle elezioni presidenziali del 5 novembre.
La terra delle contraddizioni, che si professa al mondo madre di democrazia e libertà ed in cui il femminismo è sempre sceso in strada ma è stato spesso restio in cabina elettorale, sarà pronta a sostenere la sua prima presidente donna?
Dalla Convention Democratica di Chicago la risposta sembrerebbe affermativa. C’è entusiasmo nella “windy city”. Le protagoniste, neanche a dirlo, sono tutte donne: Alexandria Ocasio-Cortez, Hillary Clinton, Jill Biden. E poi – ovviamente – lei, Kamala Harris, che si presenta a sorpresa e viene accolta calorosamente dai delegati presenti.
La Convention democratica si tiene presso lo United Center, lo stadio del basket dei Chicago Bulls (quelli di Michael Jordan, sì). Non è un caso che uno degli oratori di ieri sera, Steve Kerr, sia una ex leggenda dei Chicago Bulls, nonché allenatore della nazionale americana di basket, fresco fresco di un oro olimpico. Sport è identità, è fallimento e gloria, è avere avversari, è sacrificio ed è lavoro di squadra. Non è poi così lontano dal mondo politico.
Fuori dallo stadio, nelle vie di Chicago, la protesta contro i Democratici, organizzata da gruppi filopalestinesi e comunisti (molto più a sinistra rispetto alle idee del Partito Democratico), contrari al sostegno americano a Israele ed in generale scettici (per usare un eufemismo) nei confronti della politica estera americana. La speranza dei manifestanti era di arrivare ad un numero importante – obiettivo 40.000 persone –, ma in realtà erano ben lontani da quel numero e ancor più lontani dai ricordi delle vere proteste, quelle che attraversavano Chicago a fine anni Sessanta.
Il corteo di ieri non è riuscito ad arrivare sotto il palazzetto in cui si teneva la Convention, perché le contrattazioni con la polizia hanno permesso una manifestazione pacifica e piuttosto distante dal luogo in cui i Democratici si riunivano.
Come dicevo, le vere protagoniste di ieri sera sono state le donne.
Dapprima, Alexandria Ocasio-Cortez, deputata eletta a New York: lei che da sinistra ha sempre criticato l’establishment americano, è stata più patriottica e moderata del solito, spendendosi nei ringraziamenti a Biden per il suo mandato. Fortissima la critica a Donald Trump, come da solito copione.
Poi Hillary Clinton. Decisamente rivalutata rispetto al 2016, quando pur con 3 milioni in più di voti era stata sconfitta da Donald Trump, il medesimo avversario politico che Kamala Harris dovrà affrontare alle presidenziali di novembre. Con la differenza che questa volta i Dem sembrano aver compreso di non potersi permettere nuovamente un debole sostegno alla propria candidata. Errore che fecero 8 anni prima, lasciando che la Clinton venisse esposta ad attacchi sessisti e teorie del complotto. Meglio tardi che mai! Si spiega così l’affettuosa accoglienza a lei riservata e l’entusiasmo mostrato dai presenti. E si spiega anche il forte sostegno della Clinton alla nuova candidata democratica, esplicitato nel suo lungo e potente intervento, in cui ha invitato gli americani ad abbattere quelle barriere e quegli stereotipi che fino ad oggi hanno impedito – o perlomeno rallentato – i successi politici delle candidate americane.
In forte ritardo rispetto al programma, l’intervento di Biden che ha parlato ad ora tarda (negli Stati americani più ad est era già passata la mezzanotte e non tutti sono riusciti a seguire il – noioso – intervento del Presidente americano. Non so quanto sia stato un caso, considerate le pessime doti oratorie di Biden). Per fortuna, non ha parlato 90 minuti come Trump; ma è stato ugualmente un discorso autoincensante e poco incentrato sul sostegno alla Harris. Poco futuro e molto passato, insomma. Lo United Center ha comunque salutato il suo Presidente con affetto, che lui ha ricambiato commosso quando ha ribadito più volte “America, I’ve made a lot of mistakes in my career, but I gave my best to you” “America, ho fatto molti errori nella mia vita ma ti ho dato il meglio di me stesso”.
Chissà se anche Kamala Harris avrà l’occasione da prima Presidente donna della storia americana di dare “il meglio di se stessa”?
Per adesso, rimaniamo in attesa di vedere come continueranno nei prossimi giorni i lavori della Convention, quali saranno i prossimi speaker (l’ex presidente Obama parlerà proprio oggi) e quali linea ed approccio terrà la candidata democratica nel suo discorso di giovedì.
Ora Biden ha ufficialmente passato il testimone a Kamala Harris. Il 5 novembre il testimone sarà nelle mani degli americani.