Grazie alle abilità oratorie dimostrate nel dibattito di martedì sera (e forse anche grazie a Taylor Swift), Kamala Harris sale ancora nei sondaggi e supera la prova del confronto diretto con Trump.
Al National Constitution Center di Philadelphia si è tenuto il tanto atteso dibattito televisivo tra i due candidati alle presidenziali del 5 novembre, che ha confermato le capacità di Kamala Harris, anche nel saper evitare gli argomenti più spinosi e nel fare innervosire Donald Trump.
Le regole del confronto erano state concordate tra i due candidati, su proposta di Trump stesso: microfoni spenti quando l’altro parla, proprio per paura delle provocazioni. Tale escamotage non è stato sufficiente per impedire a Donald Trump di fare gaffe e di rispondere in maniera sconnessa agli attacchi ed alle domande dei conduttori.
D’altronde Kamala Harris, con un passato da Procuratrice, sa come mettere qualcuno sulla difensiva e come smorzare ogni attacco. Così è stato, anche martedì sera.
Dopo una stretta di mano piuttosto fredda e di circostanza (è la Harris che si è avvicinata a Trump), il dibattito è entrato subito nel vivo.
Tanti i temi proposti dai moderatori, intervallati dalle reciproche accuse (lei dice che lui è poco credibile, lui dice che lei è marxista e incapace).
Uno dei temi centrali è stato l’immigrazione; avrebbe potuto mettere in difficoltà Kamala Harris e l’amministrazione Biden, ma la candidata democratica ne è uscita senza particolari ferite. Non perché abbia proposto la soluzione al problema dell’immigrazione incontrollata, quanto più perché ha completamente sviato la domanda, iniziando a parlare di quante poche persone ci siano ai comizi del Partito Repubblicano e delle bugie di Trump. Lui non ha resistito e ha risposto alla provocazione, facendo sì che l’attenzione si spostasse dalla questione immigrazione (punto debole dei democratici) ai comizi dei repubblicani. In quel frangente, Trump era talmente poco lucido che ha cominciato a dire che gli immigrati “mangiano gli animali domestici”.
Altro tema su cui hanno dibattuto è il diritto delle donne di abortire, un cavallo di battaglia per entrambi i candidati, ovviamente con idee opposte. Ma anche qui Trump non ha colto l’assist dei conduttori, che anzi lo hanno dovuto correggere quando ha detto che “ci sono Stati in cui è possibile abortire dopo la nascita”.
Poi ancora la politica estera, la sanità, l’inflazione, la tutela della democrazia.
Per ogni tema, Kamala Harris ha abbozzato qualche proposta e sviato le eventuali critiche, attaccando Trump. Quest’ultimo, invece, ha dimostrato di non avere le idee chiare su diverse questioni e di mettersi in difficoltà da solo con uscite poco felici.
In generale, a mio avviso, un livello di politica molto basso, con pochi contenuti programmatici e molte accuse. Semplicemente, ciò che ha fatto la differenza è che i Democratici erano preparati al dibattito, i Repubblicani no.
Infine, un breve cenno sull’endorsement arrivato da Taylor Swift a Kamala Harris. Non che vi fossero dubbi a riguardo, considerato il rapporto non proprio idilliaco con Donald Trump, che qualche settimana fa aveva condiviso sui propri account social delle immagini create con l’intelligenza artificiale raffiguranti Taylor Swift in versione “Uncle Sam” che invita a votare per il Tycoon.
Ma considerato il potere che Miss Americana ha nell’influenzare quantità enormi di persone, si tratta di un’altra buona notizia per i Democratici.
Non penso che avrà il potere di spostare voti da destra a sinistra, ma sicuramente questa presa di posizione avrà un buon ascendente sui tanti indecisi e, soprattutto, sui più giovani, invogliati così ad andare a votare.
Nota di colore: Taylor Swift si è firmata “Childless Cat Lady” “gattara senza figli”, in netta polemica con il candidato vicepresidente repubblicano J.D. Vance, che si era lamentato perché, a suo avviso, gli Stati Uniti sono governati da “un gruppo di gattare senza figli insoddisfatte della propria vita”. Più di 5 milioni di likes in tre ore.
La dice lunga anche la comunicazione subito dopo il dibattito da parte dei rispettivi staff: quelli di Trump hanno puntato sul vittimismo per essere stati attaccati anche dai moderatori, mentre quelli di Harris hanno proposto un altro dibattito. Sintomo che i Repubblicani sanno di avere deluso e che i Democratici hanno fatto bene.
1-0 per Kamala Harris, dunque. Ma la partita non è finita finché l’arbitro non fischia.