Marte dì 11 settembre 2001, quattro aerei di linea americani vennero dirottati e si schiantarono contro i simboli del potere finanziario e militare statunitensi. Nelle prime ore del mattino, due aerei colpirono la Torre Nord e la Torre Sud del complesso finanziario e commerciale del World Trade Center nell’area di Downtown di New York; le due torri collassarono su loro stesse nel giro di poco. In seguito, un altro aereo si schiantò contro il lato ovest del Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa, a Washington D.C. Il quarto aereo precipitò a Stony Creek, in Pennsylvania, senza colpire l’obiettivo iniziale del Campidoglio o della Casa Bianca, grazie al coraggio dei passeggeri che tentarono di fermare i dirottatori.
Persero la vita oltre 3.200 persone quel giorno, di cui 246 passeggeri degli aerei dirottati, 343 pompieri, 60 poliziotti e 8 paramedici. Ma il bilancio è ancora più tragico se contiamo le morti avvenute nei mesi e negli anni successivi per le inalazioni delle polveri (un numero difficile da quantificare, ma si parla di oltre 6 mila persone). I colpevoli di questo drammatico attacco nel cuore dell’America furono da subito individuati nel fondamentalismo islamico e in Osama Bin Laden, a capo della rete terroristica di Al-Qaeda, che divennero presto nemici pubblici.
Oltre che per la gravità dell’attacco e per il tragico bilancio di vittime e feriti, l’11 settembre rimarrà nella storia per l’impatto che ha avuto non solo sugli Stati Uniti, che “scoprirono” di essere vulnerabili, ma sul mondo intero, perché determinò l’inizio di una nuova era geopolitica. L’allora Ministro della Difesa dell’amministrazione Bush disse: “D’ora in poi, non saranno le alleanze a definire le missioni, ma le missioni a definire le alleanze”.
Gli U.S.A., dopo il successo derivante dalla vittoria sull’U.R.S.S. nella Guerra Fredda, hanno in quel momento compreso l’impossibilità di gestire da soli l’equilibrio ed il potere mondiale e la necessità che altri Paesi (gli alleati europei) si schierassero in prima persona insieme agli americani, per dividersi la missione ed il fardello della lotta al terrorismo internazionale (non certamente il ruolo di egemoni ed il potere che ne deriva). Tutto ciò ha contribuito nel tempo ad un ritorno alle sfere di influenza del passato e all’emergere di nuovi attori, che gli Stati Uniti guardano con l’amara consapevolezza di non essere onnipotenti.
Anche l’Europa è risultata cambiata da quell’attacco, dividendosi ed indebolendosi sempre di più di fronte alle sfide internazionali che la attendevano nell’immediato e negli anni a venire. Gli Stati Uniti, infatti, hanno potuto contare su qualche Paese del vecchio continente – prima fra tutti la Gran Bretagna, ma anche la Francia – ma non sull’Unione degli Stati.
Altra conseguenza mondiale della guerra successiva a quell’attacco è stata il ritorno sulle scene della Russia, che sembrava in castigo dagli anni Novanta e che ha saputo ritagliarsi un ruolo rilevante: in primo luogo, per la sua collocazione geografica al centro dell’Asia Centrale e vicina alle aree di crisi (come l’Afghanistan); in secondo luogo, per l’arsenale nucleare. Un potere di cui U.S.A. e UE non possono non tenere conto.
Oltre all’impatto sullo scacchiere internazionale e su tantissimi altri aspetti strategici che dal 2001 in poi sono cambiati – pensiamo al tema della sicurezza, dei controlli, della cyber-sorveglianza –, l’attacco dell’11 settembre ha modificato per sempre la società occidentale. Sono cambiati il nostro modo di viaggiare, di rapportarsi ad altre culture, di percepire il prossimo. Un mondo che è stato e spesso è tutt’ora rivoluzionato dalla paura e dalla radicalizzazione.
Il mondo intero è stato stravolto dall’11 settembre 2001. Nessuno potrà e dovrà mai dimenticare quel colpo mortale alla quotidianità.
God bless this mess.
Foto scattata da un elicottero dal Detective Greg Semendinger del New York Police Department