Terza giornata di Convention Democratica. Forse la giornata più sottotono di tutte, nonostante la parata di celebrities che hanno partecipato e intrattenuto il pubblico di Chicago. Si è conclusa con l’intervento di Tim Walz, governatore del Minnesota e candidato alla Vicepresidenza. Un inno alla normalità, per farsi conoscere ed apprezzare come un americano semplice.
L’intervento di Tim Walz era il fulcro della giornata, ma è stato estremamente breve. Non si può dire altrettanto dell’intervento di Bill Clinton, uno dei primi speaker della serata. È ancora un “giovincello” (molto più giovane di Trump e Biden), ma questa volta la voce tremava. Era un po’ che non teneva discorsi di quel tipo, ma è comunque andato a braccio per quasi tutto il discorso. Risultato? Intervento troppo lungo, seppur diretto e simpatico. La moglie ha convinto di più, però.
Subito dopo si sono susseguite due donne americane che, a loro modo, hanno fatto la storia americana: dapprima Nancy Pelosi, prima donna di sempre a diventare Speaker della Camera (terza persona più potente negli U.S.A.) e ferma avversaria di Trump; poi a sorpresa Oprah Winfrey, popolare e influente presentatrice televisiva, che ha ricordato quanta strada sia stata fatta per garantire i diritti civili e quanta “gli americani ne dovranno e potranno fare, rimanendo uniti”. Come esempio, ha raccontato alla platea la storia delle New Orleans Four: siamo negli anni Cinquanta e grazie ad una sentenza quattro bambine nere furono autorizzate a frequentare la scuola con i bianchi. I genitori degli altri bambini reagirono ritirando i propri figli da scuola, tanto che le quattro ragazzine si trovarono a seguire le lezioni da sole e con le tende chiuse per paura di essere attaccate. Una storia di ingiustizie e sofferenza, ma anche di resilienza e di speranza.
Degno di nota anche il contributo di Pete Buttigieg, brillante e talentuoso giovane democratico di cui – sono sicura – sentiremo parlare anche nei prossimi anni per le sue capacità oratorie e le sue enormi potenzialità.
Dopo una carrellata di performances, tra cui quella di John Legend e Stevie Wonder, il momento clou della serata: l’intervento di Tim Walz. Era molto tardi, forse è per questo che ha optato per un discorso breve. Simpatica la presentazione del candidato vicepresidente, insegnante per 30 anni e allenatore di una squadra di football americano liceale, da parte dei suoi ex studenti e giocatori. L’obiettivo del suo intervento era arrivare all’americano medio: ha enfatizzato i risultati raggiunti da Governatore per la classe media, ha parlato della sua famiglia normale, ha raccontato la sua storia da americano semplice con la passione per il football, la caccia ed i giovani. Un discorso molto diretto, non particolarmente originale od impegnativo. In poche parole un inno alla normalità (o alla mediocrità per i più critici).
Nei tre giorni di Convention, una parola su tutte è stata utilizzata dai Democratici: “freedom”, “libertà”, in passato “prerogativa” dei Repubblicani, che la declinano come assenza di regole e vincoli, specialmente in ambito economico. I Democratici, invece, sono fieri di dare a quella parola un significato e una declinazione molto diversa, legata alle libertà sociali e civili. In realtà, la libertà non ha etichette e non è né democratica né repubblicana: in questa corsa, spetterà ai cittadini americani scegliere liberamente.
I lavori si concluderanno oggi, giovedì 22 agosto, con l’intervento della candidata Kamala Harris. Ultimo giro di boa e poi testa alle elezioni. Only one lap to go…