Allo United Center di Chicago, si sono riuniti i delegati democratici per il secondo giorno di Convention. Protagonisti assoluti sono stati gli Obama: carisma, esperienza, avvertimenti. Acclamati dalla folla di Chicago, hanno saputo tenere incollati i presenti e gli ascoltatori per tutto il tempo, legittimando con un esplicito “Yes, she can” la candidata democratica.
Prima di loro, possiamo definire degni di nota altri momenti della Convention Dem: dalle testimonianze di ex Trumpiani ora sostenitori di Kamala Harris al momento “comunista” di Barnie Sanders, dal roll call con il supporto dei delegati all’intervento simpatico di Doug Emhoff, marito di Kamala Harris e second gentleman.
Stephanie Grisham era convintamente repubblicana e portavoce della Casa Bianca durante l’Amministrazione Trump. La “conversione” sulla via di Capitol Hill: quando il 6 gennaio 2021, dopo l’assalto al Congresso da parte di estremisti sostenitori di Trump, non vi fu una presa di posizione ferma e contraria a quei fatti da parte dei membri della famiglia Trump, Stephanie – ha detto ieri – ha compreso di “amare più il Paese che il partito”. Più avanti nella Convention, c’è stato anche un altro repubblicano convertito: si tratta di John Giles, sindaco di Mesa in Arizona (una volta roccaforte repubblicana).
Subito dopo il roll call, ossia il voto da parte degli Stati a sostegno del candidato. A ritmo di musica (e che musica! Negli States anche manifestazioni politiche ed istituzionali hanno sempre un risvolto divertente e coinvolgente, anche grazie agli ospiti speciali dallo star system), ogni Stato prendeva la parola per esplicitare il proprio voto.
Poi il momento di Barnie Sanders, senatore del Vermont e più volte ad un passo dall’essere il candidato alla Casa Bianca per i Democratici. È stato accolto non troppo calorosamente dai presenti o, perlomeno, in maniera più fredda rispetto agli ospiti del giorno precedente, Clinton e Alexandria Ocasio-Cortez su tutti. Il suo discorso è il classico discorso che ci si aspetta da Barnie Sanders, ossia contro il capitalismo e i miliardari. Tutto nella norma per i suoi standard, ma leggermente fuori luogo considerato che gli speakers che lo hanno succeduto non hanno proprio origini proletarie: J.B. Pritzker, governatore dell’Illinois ed erede dell’impero di alberghi Hyatt, e Ken Chenault, ex CEO di American Express.
Conclude prima degli Obamas, Doug Emhoff. Introdotto da un tenero video del figlio che descrive la propria famiglia come imperfetta ma pronta a rappresentare le famiglie americane, il suo breve comizio è stato molto apprezzato dal pubblico democratico. Battute, aneddoti e speranze: potrebbe diventare il primo “first gentleman” della storia americana.
Infine loro, Michelle e Barack Obama, che ieri sera giocavano in casa perché entrambi di Chicago.
Michelle ha un approccio materno, seppur determinato: tra i tanti riferimenti alla speranza di un cambiamento (“C’è qualcosa nell’aria. È la speranza che sta tornando”) ed il dolce ricordo della madre, deceduta qualche settimana fa, ha ricordato alla sua famiglia democratica che la strada per la vittoria sarà difficile ed in salita, esortando a non commettere gli stessi errori compiuti nel 2016, ad essere compatti ed a non fare mai mancare il sostegno a Kamala Harris.
Dopo di lei, il marito. Con quel carisma e quel senso dell’umorismo che da sempre lo hanno contraddistinto, ha attaccato Trump per il suo razzismo e sessismo (così come aveva fatto Michelle). Ha poi a lungo omaggiato Biden, suo Vicepresidente nei due mandati alla Casa Bianca del 2009 e del 2013, per l’umiltà dimostrata nel ritirarsi dalla corsa presidenziale e per il lavoro fatto a sostegno del ceto medio, dei lavoratori e di chi non ha accesso alle misure sanitarie o nemmeno ad una casa. E infine, con molto realismo e consapevolezza, ha ribadito la forte preoccupazione sul fatto che “questa volta non si può sbagliare”.
Spetterà ai Democratici, prima ancora che a Kamala Harris ed al suo vice Tom Walz (di cui avremo modo di parlare nei prossimi giorni), dimostrarsi all’altezza di questa sfida. L’entusiasmo a Chicago è alle stelle e nei sondaggi il Partito Democratico sta crescendo. Ma la partita è ancora lontana dal ’90 e l’avversario è estremamente forte. “Do something, do something!” ha più volte esortato l’ex first lady: sì, è necessario che i Democratici facciano qualcosa, invece di dare per scontata la vittoria.